Pignoramento condomino moroso

da laleggepertutti.it

Non hai pagato le quote di condominio; sono diversi mesi che ti è arrivata la diffida dell’amministratore con cui ti veniva intimato il versamento degli oneri calcolati in base ai tuoi millesimi, ma da allora non hai saputo più nulla. Ti chiedi se questo silenzio sia dovuto all’inerzia, all’indifferenza, alla lentezza delle pratiche di riscossione o se sia piuttosto premonitore di conseguenze ben peggiori come, ad esempio, un’azione legale nei tuoi confronti.

Ciò che temi è che, sul più bello, ti possa arrivare una ingiunzione di pagamento o, peggio, un pignoramento dello stipendio o della stessa casa. Il tuo scopo è certo quella di tirarla alle lunghe il più possibile, magari sperando in una prescrizione per il decorso del tempo, ma dall’altro lato non vuoi rischiare di pagare il doppio di quella che era l’iniziale cifra. Dovresti essere un avvocato per aver chiara la situazione e la tua condizione di debitore; in alternativa puoi leggere attentamente questo articolo in cui ti spiegheremo, per filo e per segno, quali sono le procedure legali che si possono attivare nei confronti di chi non paga le quote condominiali e come avviene il pignoramento del condomino moroso.

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Condominio senza colpe per chi scivola sulle scale

da italiaoggi.it

Il condomino che scivola sulle scale a causa di una macchia di olio non deve essere risarcito dal condominio, trattandosi di un fatto che esula dalla responsabilità di quest’ultimo e non può essere né previsto né evitato. Questa la decisione della Corte di cassazione contenuta nella recente sentenza della terza sezione civile n. 10154 dello scorso 27 aprile 2018.

Il caso concreto. Nella specie un condomino aveva chiamato in giudizio il proprio condominio, in persona dell’amministratore, per sentirlo condannare al risarcimento dei danni patiti a seguito di una brutta caduta rimediata cadendo sulle scale a causa della presenza di sostanze oleose presenti sul pavimento. Il condominio si era però costituito nel procedimento per contestare la fondatezza della domanda e, in ogni caso, aveva chiesto di essere autorizzato a chiamare a sua volta in giudizio la propria compagnia assicuratrice per essere manlevato in caso di condanna. L’autorizzazione alla chiamata del terzo era stata concessa e la compagnia assicuratrice, nel costituirsi nella causa, si era associata alla richiesta di rigetto della domanda di risarcimento, deducendone l’infondatezza. Il tribunale, istruita la causa, aveva quindi respinto la domanda del condomino attore, compensando tuttavia fra le parti le spese di lite.

Quest’ultimo aveva quindi provveduto ad appellare la sentenza, riproponendo la propria richiesta di risarcimento e nel giudizio di secondo grado avevano provveduto a costituirsi sia il condominio che la compagnia assicuratrice. Anche la Corte di appello aveva però giudicato infondata detta domanda e aveva condannato l’appellante al rimborso alle parti appellate delle spese di quel grado del giudizio. Di qui la decisione del condomino di presentare ricorso in Cassazione. Dinanzi alla Suprema corte aveva quindi resistito con controricorso il solo condominio, mentre la società di assicurazioni non aveva svolto attività difensiva.

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Quando scadono le tasse?

da laleggepertutti.it

Se c’è un capitolo sempre aperto quando si parla di fisco è quello relativo alla prescrizione: i termini entro cui le tasse scadono dividono spesso i giudici. Il che può apparire un controsenso: il concetto stesso di «termine» presuppone una data certa perché fino a un giorno prima lo Stato può legittimamente pretendere il pagamento delle proprie spettanze e, in caso contrario, procedere al pignoramento dei beni del contribuente, ma già il giorno dopo ogni sua richiesta è fuorilegge. Chi cerca su internet “quando scadono le tasse” noterà che esistono diverse interpretazioni sostenute da molteplici sentenze, anche se una tesi “maggioritaria” può essere comunque tracciata. Forse, nel momento in cui ci si chiede quando scadono le tasse ci si riferisce alle imposte maggiormente evase, Irpef, Iva e bollo auto su tutte. E proprio con riferimento alla prescrizione Irpef è intervenuta una sentenza della Commissione Tributaria Regionale della Lombardia a scardinare quello che appariva un principio ormai consolidato: quello della prescrizione decennale. Ma procediamo con ordine.

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Un single che vuole adottare un bimbo: ecco cosa dice la legge

da repubblica.it

Il desiderio di una donna single di adottare un bambino è un atto di puro egoismo o un gesto di profondo amore? Un bambino, orfano o abbandonato, ha solo il diritto di entrare a far parte di un contesto familiare composto da due persone di riferimento o può ricevere la stessa e giusta dose d’amore anche da una donna sola, priva di una vita sentimentale stabile? Queste domande sorgono spontanee e scuotono le coscienze di ognuno di noi, quando una donna single (che lo sia per scelta o per sfortuna), manifesta la volontà di adottare un minore.

Ed è così che ci si schiera tra i tradizionalisti – che pensano alla famiglia “normale e tipica” solo se i genitori sono due (e possibilmente, di sesso diverso) e definiscono “egoista” far prevalere il desiderio di maternità di una donna sul diritto alla bigenitorialità del bambino – o tra gli avanguardisti, che guardano al “succo della questione” e ammirano la forza e la generosità di una persona singola che, pur consapevole delle problematicità e dei cambiamenti di vita che ne derivano, sceglie di lottare per “salvare” un bambino dalla condizione di vita alla quale sarebbe stato, diversamente, predestinato.
Cosa è veramente giusto nell’interesse prevalente e superiore del minore?

La “risposta giuridica” a questo dilemma è arrivata, lo scorso 14 febbraio, con un decreto del Tribunale per i Minorenni di Napoli. Chiamati a pronunciarsi sull’idoneità o meno di una donna single all’adozione di una minore bielorussa, i giudici partenopei hanno avallato il suo progetto adottivo: all’esito di un percorso affrontato con grande determinazione e per un lungo arco di tempo, la donna si è dimostrata fortemente motivata a prendersi cura della minore, con la quale aveva già instaurato un profondo vincolo di comunione e affetto. I giudici di merito, concentrandosi proprio sul prezioso legame affettivo creatosi tra la bimba e la donna, hanno ritenuto integrato uno dei casi di adozione, definiti “particolari” dall’art. 44 della Legge 184/83, nei quali è consentita l’adozione a persona non coniugata (alias, single): a) quando è richiesta da persone unite al minore da vincolo di parentela fino al sesto grado o da preesistente rapporto stabile e duraturo (ecco il caso di specie), anche maturato nell’ambito di un prolungato periodo di affidamento, se il minore sia orfano di padre e di madre; b) quando si è in presenza di minori orfani di entrambi i genitori; c) quando ci sia una contrastata possibilità di affidamento preadottivo.

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