Il fisco è “soft”, se il professionista esercita nella casa in cui abita

da ilmessaggero.it

Chi vuole mettersi in proprio e non ha già la fortuna di avere alle spalle uno studio professionale, come prima cosa deve assicurarsi le “quattro mura” dove esercitare. Spesso chi possiede una casa spaziosa non esita a trasformare la sala hobby o la camera in più in studio investendo l’appartamento del duplice ruolo di abitazione e luogo di lavoro. Ciò significa anche che alcuni costi da sostenere riguarderanno servizi utilizzati sia nell’ambito familiare che in quello professionale. Ma il fisco come vede queste spese? Leggi tutto “Il fisco è “soft”, se il professionista esercita nella casa in cui abita”

Panni stesi in condominio: i limiti

da studiocataldi.it

Chi abita in condominio sa benissimo che non può fare quello che vuole. Del resto il condominio è una comunità, in cui è necessario rispettare le esigenze di tutti e venirsi incontro. Uno dei problemi, sicuramente evitabile, applicando le regole della buona educazione è quello dei panni stesi. Come si può pensare di stendere la propria biancheria grondante di acqua sopra il terrazzo dell’appartamento sottostante e pretendere che il proprietario non si lamenti, magari dopo avergli rovinato la sua poltrona preferita? Prima di adottare questa pessima e fastidiosa abitudine, è bene consultare il regolamento condominiale, che potrebbe disporre anche sanzioni pecuniarie per chi trasgredisce. Questo, in assenza di un titolo che legittimi la servitù di “gocciolio”. E se il regolamento nulla dispone e non esiste una servitù? Come ci si deve comportare? In questo caso è necessario consultare il sito del Comune di appartenenza e controllare se e cosa prevede il regolamento comunale o se è stata emessa un’ordinanza ad hoc in materia, come è successo quest’anno in diversi Comuni italiani.

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Sanzione al condominio, sanatoria edilizia e ripartizione della spesa

da laleggepertutti.it

Due condomini vogliono vendere rispettivamente il proprio appartamento ed il proprio garage nelle nostre palazzine, ma sono impossibilitati perché i disegni depositati presso l´ufficio tecnico del Comune nel 1968 non corrispondono a quanto realizzato (per incremento della superficie degli appartamenti, maggior numero totale di garage ottenuti tramite diversa suddivisione etc). Si autodenunceranno presso il Comune al fine di richiedere una sanatoria e quest’ultimo interverrà obbligando tutti i condomini a partecipare alla richiesta di sanatoria. Dato che la maggior parte dei costi (circa il 9% di € 60.000) sarà a mio carico per via dei millesimi – e tale azione non è nei miei interessi – come posso dissociarmi o richiedere la suddivisione pro-capite e non per millesimi?

La ripartizione della spesa per la sanatoria edilizia va fatta accollando gli importi ai soggetti che il Comune riterrà responsabili delle difformità. Per cui se l’ente riterrà di dover infliggere la sanzione al condominio in generale (per sanare opere di proprietà condominiale), allora l’importo della sanzione amministrativa andrà suddiviso tra tutti i condomini in ragione dei millesimi.

Se il comune infliggerà la sanzione solo ad alcuni proprietari (e non al condominio) è chiaro che dovranno essere loro soltanto a pagare. Se poi la sanzione sarà inflitta al condominio in generale ma si hanno le prove che gli abusi sulle proprietà condominiali furono commessi solo da alcuni condomini, allora la sanzione inflitta dal comune all’intero condominio dovrà essere ripartita dall’amministratore solo a carico dei condomini responsabili tenendo presente comunque che al Comune non interessa chi paghi, ma che si paghi (per cui la ripartizione interna al condominio della sanzione non sposta il termine per il pagamento dell’intera sanzione).

La sanatoria è sempre un’autodenuncia: pertanto, se anche i locali del lettore(probabilmente come tutti gli altri) si trovano nella stessa situazione, questi potrebbe anche non chiedere la sanatoria, la quale non gli può essere imposta. In questo modo il lettore rimarrà estraneo ad ogni spesa, in quanto la sanatoria di beni di proprietà esclusiva cose non comuni) grava solamente sui proprietari. È chiaro, però, che così facendo lo stesso rischia di esporsi ad un accertamento da parte dell’ufficio tecnico: l’autodenuncia presentata solo da alcuni, infatti, non limita i poteri di accertamento del Comune, il quale potrà sempre effettuare un sopralluogo. In quel caso, non potrà sfuggire né alla sanzione né all’adeguamento dell’immobile.

Il criterio è, quindi, il seguente: la sanatoria delle parti comuni grava su ciascun condomino in proporzione ai millesimi; quella delle singole proprietà, invece, è esclusiva dei titolari.

Si ricorda, infine, che secondo la giurisprudenza, in caso di mancato assenso degli altri condomini, l’ente può negare la concessione in sanatoria quando l’abuso interessi parti comuni del fabbricato: «In caso di opere che incidono sul diritto di altri comproprietari, l’amministrazione è legittimata ad esigere il consenso degli stessi (che può essere manifestato anche per fatti concludenti); perciò, qualora vi sia un conclamato dissidio fra i comproprietari in ordine all’intervento progettato in base al mero riscontro della conformità agli strumenti urbanistici, e maggior ragione nell’ipotesi di sanatoria edilizia di opere abusive quindi già realizzate, deve ritenersi che in caso di mancato assenso degli altri condomini, l’ente può negare la concessione in sanatoria chiesta ai sensi dell’articolo 39 della legge 724/94 laddove si ritiene che l’abuso interessi parti comuni del fabbricato» (Tar Sicilia, sentenza n. 1477 del 14 giugno 2016; nello stesso senso anche Tar Sardegna, sez. II, sent. 5 giugno 2017 n. 378 e Cons. St., sez. VI, 27 giugno 2008, n. 3282, a proposito, però, della diversa ipotesi di condono).

Casa vacanza affittata in nero, ecco i rischi e le sanzioni

da idealista.net

Il proprietario della casa vacanza che affitta in nero, senza stipulare con l’inquilino un contratto di locazione breve, rischia di incorrere in sanzioni fiscali e conseguenze civili.

La mancata registrazione, infatti, viene considerata evasione fiscale e pertanto può portare a sanzione che vanno dal 120% al 240% dell’imposta evasa, in caso di omessa dichiarazione del canone d’affitto nella dichiarazione dei redditi, e dal 200% al 400% in caso di inferiore del canone d’affitto (dichiarazione infedele).

Ma non solo, perché dal punto di vista giuridico l’affitto in nero è considerato nullo. Pertanto questo implica anche che il proprietario della casa vacanze non può usufruire della procedura di sfratto, così da non poter riottenere in tempi brevi il proprio appartamento.

Inoltre l’inquilino può rifiutarsi di pagare l’affitto e chiedere eventualmente la restituzione dei pagamenti già effettuati, non essendo stato stipulato alcun tipo di contratto. E sono previste sanzioni anche per i ritardi: il 30% dell’imposta versata in ritardo; 35 euro per risolvere un contratto con 30 giorni di ritardo; 67 euro per risolvere un contratto con oltre 30 giorni di ritardo.

Fatture false, la buona fede non salva la detrazione

da italiaoggi.it

La buona fede del soggetto passivo non salva la detrazione dell’Iva se l’operazione che gli è stata fatturata è inesistente; per negare il diritto alla detrazione, quindi, è sufficiente che l’amministrazione finanziaria dimostri che la cessione di beni o la prestazione di servizi non è stata realizzata. È quanto ha statuito la Corte di giustizia Ue nella sentenza 27 giugno 2018, cause riunite C-459/17 e C-460/17, risolvendo la questione pregiudiziale sottoposta dal consiglio di stato francese, che aveva chiesto di sapere se, in base alle disposizioni dell’articolo 17 della sesta direttiva in vigore all’epoca dei fatti, il cui contenuto è stato poi trasfuso, sostanzialmente identico, nella direttiva 2006/112/Ce del 28 novembre 2006 (direttiva Iva), l’amministrazione, al fine di rifiutare la detrazione dell’Iva menzionata sulla fattura emessa in relazione ad operazioni inesistenti, debba anche accertare la carenza di buona fede del soggetto passivo.

Al riguardo, la Corte osserva che, nel sistema dell’Iva, il diritto a detrazione è legato alla realizzazione effettiva della cessione di beni o della prestazione di servizi, per cui tale diritto non può sorgere in assenza della cessione o prestazione. Ricorda, poi, di avere precisato che l’esercizio del diritto in esame non si estende a un’imposta dovuta esclusivamente per il fatto di essere indicata in una fattura (ovvero sulla base del c.d. principio di cartolarità sancito dall’art. 203 della direttiva Iva).

Pertanto, la circostanza che il soggetto passivo che invoca la detrazione sia o meno in buona fede non incide sulla questione se l’operazione sia stata effettuata: dalla giurisprudenza della Corte, infatti, emerge che il sistema comune si basa su una definizione uniforme delle operazioni imponibili, definizione che ha carattere obiettivo e deve essere interpretata indipendentemente dagli scopi e dai risultati, senza che l’amministrazione finanziaria sia obbligata ad indagare per accertare la volontà del soggetto passivo, oppure a tener conto dell’intenzione di un operatore, diverso da tale soggetto passivo, che intervenga nella stessa catena di cessioni.

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Condominio: quando spetta il bonus verde 2018?

da studiocataldi.it

Per quali interventi in condominio si ha diritto al bonus verde e in cosa consiste?

Risposta: Il bonus verde è una detrazione Irpef che spetta per determinate categorie di interventi posti in essere, nel corso del 2018, per la sistemazione di giardini ed aree verdi e vale anche, ma non solo, nei condomini. È stato introdotto dall’articolo 1, commi 12-15, della legge di bilancio 2018 (numero 205/2017).

Interventi oggetto del bonus

In particolare, la detrazione oggetto del bonus verde è pari al 36% delle spese sostenute per la sistemazione a verde di aree scoperte private di edifici esistenti, unità immobiliari, pertinenze o recinzioni, impianti di irrigazione e per la realizzazione pozzi, nonché per la realizzazione di coperture a verde e di giardini pensili.

Come detto, essa opera anche se gli interventi sono realizzati sulle parti comuni esterne degli edifici condominiali.

Le predette spese, in ogni caso, devono essere sostenute utilizzando degli strumenti di pagamento che permettono la tracciabilità, come i bonifici.

Chi beneficia del bonus in condominio

Se gli interventi di sistemazione del verde sono eseguiti in condominio, il bonus spetta sino a massimo 5mila euro di spese per ogni unità immobiliare ad uso abitativo. Ogni singolo condomino può quindi beneficiare di una detrazione pari a massimo 1.800 euro (che è il 36% di 5.000) nel limite della quota che può essergli imputata. Il presupposto per goderne, tuttavia, è che egli abbia versato tale quota al condominioentro il termine massimo in cui va presentata la dichiarazione dei redditi.

Quanto visto rende evidente che il bonus verde conviene soprattutto in condominio, dove, moltiplicando il limite massimo di spesa per il numero delle proprietà, è possibile beneficiare della detrazione anche per grandi interventi. La fattura può essere unica, ma in tal caso è necessario che specifichi che la spesa si riferisce a interventi che hanno interessato più unità immobiliari, diversamente accatastate.

Tasse, si allarga il condono: dalle cartelle Equitalia alle liti fiscali

da quifinanza.it

La maxi sanatoria fiscale sarebbe quasi pronta e si starebbe allargando sempre più con una pace fiscale che comprende sia le cartelle Equitalia che le liti fiscali. Sarebbe questo il piano del governo, come riportano le indiscrezioni di Repubblica, che riguarderebbe almeno 100 miliardi totali di tasse non pagate o contestate davanti ai giudici dai contribuenti italiani.

Si tratterebbe di una sanatoria tombale finalizzata al finanziamento della flat tax.
In tutto il governo guarda almeno a 100 miliardi totali di tasse: 50 miliardi nel “magazzino” di Equitalia e altrettanti nelle commissioni tributarie. Non solo le cartelle di Equitalia fino a 100mila euro (il 96% del totale), ma anche i contenziosi pendenti nelle commissioni tributarie provinciali (primo grado) e regionali (appello). Sarebbero circa 418mila, per un valore di 50,4 miliardi.

Tutte da cancellare offrendo un “saldo e stralcio” al 25 per cento: si paga un quarto e “pace fatta”, come ripete il vicepremier, Matteo Salvini. In alcuni casi di particolare difficoltà familiare o aziendale l’aliquota potrà scendere anche al 6 o al 10 per cento.

Abbandono di animali: cosa dice la legge

da ilsecoloxix.it

L’abbandono di animali è una fattispecie prevista dal codice penale. E’ un reato previsto all’articolo 727 c.p.: “Chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con l’ammenda da 1.000 a 10.000 euro. Alla stessa pena soggiace chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, e produttive di gravi sofferenze”.

Non è solo il codice penale però a occuparsi dell’abbandono e del maltrattamento degli animali. Nel 2004, con la legge 189, il legislatore ha inserito nel nostro ordinamento giuridico una regolamentazione più cogente che riguarda proprio la tutela degli animali. In questa legge è l’articolo 544-ter che prevede una sanzione più grave e introduce il reato di maltrattamento degli animali, i “delitti di uccisione di animali”, il divieto di spettacoli che provochino sofferenza e di combattimento tra animali.

Riforma del condominio, cosa è cambiato? Novità e normative

da ilmessaggero.it

Con l’entrata in vigore della Riforma del condominio sono state introdotte nuove norme e regolamentati aspetti importanti che riguardano la vita nei condomini. Con l’approvazione parlamentare avvenuta nel novembre del 2012, infatti, il Regolamento condominiale così come era conosciuto da ormai 70 anni (non era più stato modificato dal 1942) ha cambiato decisamente volto. Circa 35 milioni di italiani vivono in palazzi e condomini e ogni anno aumentano esponenzialmente le controversie condominiali, che spesso finiscono in tribunale. Con la Riforma del condominio, il Governo ha voluto dare una risposta a questa crescente esigenza, mettendo nero su bianco regole, norme di civile convivenza nonché obblighi e doveri di inquilini e proprietari.

Dopo ben 10 anni di lavoro, discussioni in parlamento, modifiche, rettifiche e ben tre legislature che si sono succedute, la Riforma del Condominio è venuta finalmente alla luce nel 2012. Questa ha colmato una lacuna regolamentare, che dal 1942 vedeva l’applicazioni di vecchie norme e regole. I tempi moderni richiedevano però una revisione drastica e più attuale della conduzione dei condomini, svolta arrivata con la definitiva entrata in vigore del nuovo Regolamento nel 2013. Ma quali sostanziali novità sono state apportate? In particolare la figura dell’amministratore è stata caricata di maggiori responsabilità, con nuovi obblighi da adempiere, mentre l’assemblea condominiale ha ottenuto maggiori poteri. Importanti novità sono state introdotte anche in merito alla gestione economica dei palazzi e maggior autonomia è stata data ai singoli condomini.

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Raccolta differenziata errata: paga il singolo o il condominio?

da studiocataldi.it

Se un condomino non esegue correttamente la raccolta differenziata chi è responsabile amministrativamente della violazione? Il singolo condomino o il condominio nel suo complesso? Per il tribunale di Torino il singolo perché la responsabilità è personale, per quello milanese invece il condominio perché è il soggetto che, nella veste di proprietario dei contenitori, si interfaccia con il Comune nella cura della raccolta differenziata.

  1. Raccolta differenziata: obblighi dei condomini e dell’amministratore
  2. Tribunale di Torino: la responsabilità è personale
  3. Tribunale di Milano: il condominio è responsabile in via solidale

Raccolta differenziata: obblighi dei condomini e dell’amministratore

Nelle città in cui la raccolta differenziata è a pieno regime, i condòmini, come i proprietari di abitazioni individuali, devono custodire i contenitori forniti dall’ente locale competente e provvedere al loro lavaggio e manutenzione.

L’amministratore, invece, in qualità di responsabile, deve:

  • comunicare ai condòmini le regole da rispettare in materia di vigilanza, conservazione e utilizzo dei contenitori,
  • determinare in quali parti di cortili e aree private devono essere collocati i bidoni;
  • indicare, nel rispetto del regolamento comunale, a quale distanza è necessario posizionare i recipienti rispetto a porte e finestre.
Detto questo, che cosa succede se uno o più condomini non eseguono correttamente la raccolta differenziata? La multa irrogata dal Comune è a carico del solo responsabile o dell’intero condominio? Due sentenze recenti rispondono al quesito con due opposte soluzioni.