Permessi Legge 104: nuove precisazioni INPS

da fiscoetasse.com

Nel Messaggio n. 3114 del 07 agosto 2018 l’INPS fornisce nuove indicazioni sulla fruizione dei permessi di cui all’articolo 33 della legge n. 104/92 e del congedo straordinario di cui all’articolo 42, comma 5, del D.lgs n. 151/2001. In particolare si specificano alcuni casi di particolari  modalità organizzative dell’orario di lavoro: lavoro per turni, part time.

Ricordiamo  che la  legge prevede , in generale, la possibilità di fruire di permessi e congedi connessi al riconoscimento dello stato di  disabilità  proprio o di un proprio  familiare da assistere , previa  domanda di accertamento dei requisiti sanitari  specifici all’INPS.

Nel dettaglio i benefici si possono identificare con le seguenti tipologie
a) Congedo figli disabili
b) Permessi retribuiti
c) Congedo straordinario

I permessi retribuiti consistono in 3 giorni al mese di permesso oppure  2 ore di permesso  giornaliero (con  orario di lavoro pari o superiore a 6 ore) ovvero 1 ora di permesso se inferiore a 6 ore,  per tutti i giorni del mese .

Hanno diritto   i lavoratori disabili   e i seguenti soggetti che assistono disabili:

  •  genitori lavoratori dipendenti;
  •  coniuge lavoratore dipendente;
  •  parenti o affini entro il 2° grado ( figli ) ma  il diritto può essere esteso ai parenti e agli affini di terzo grado se  genitori o il coniuge hanno piu di  sessantacinque anni di età  oppure  siano deceduti o affetti da patologie invalidanti).

Non hanno invece diritto ai permessi in oggetto i seguenti soggetti:
1) lavoratori a domicilio;addetti ai servizi domestici e familiari;
2) agricoli a tempo determinato occupati a giornata, né per se stessi né in qualità di genitori o
familiari ;
3) autonomi e parasubordinati.

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Criptovalute: tasse, regime e contabilità fiscale per bitcoin e le altre

da agendadigitale.eu

Tante aziende e utenti si chiedono ancora a quale tassazione sono soggetti i bitcoin e altre criptovalute; così come quali norme devono seguire per la contabilità e bilancio. Proviamo a dare una risposta chiarificatrice.

Teniamo conto che le amministrazioni tributarie di alcune nazioni hanno cominciato a dare risposte solo a partire dalla primavera del 2013, alla questione di quale regime fiscale applicare ai bitcoin e alle criptovalute in genere. Cioè se siano beni immateriali (e quindi ogni scambio tra soggetti Iva doveva essere assoggettato ad Iva) oppure assimilabili al denaro (con conseguente trattamento Iva completamente diverso)

Le giurisdizioni europee si sono mosse in ordine sparso fino al 2015, alcune sostenendo che le criptovalute fossero beni immateriali (con tutti i problemi Iva connessi), altre che fossero assimilabili a denaro, assumendo così posizioni opposte, con la conseguenza inevitabile di creare grosse difficoltà a chi avesse voluto utilizzare le criptovalute come mezzo di pagamento/scambio intracomunitario.

L’assenza prolungata di una pronuncia ufficiale italiana (l’Agenzia delle Entrate italiana si è pronunciata solo a fine 2016 per quanto riguarda il regime di impresa, e solo a fine inverno/inizio primavera del 2018 per chi non esercita attività d’impresa) aveva reso di fatto impossibile per molti operatori operare nel contesto italiano, costringendoli all’utilizzo di giurisdizioni estere in cui i temi fiscali erano stati chiariti (in primis Regno Unito e Finlandia).

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CR7 in Italia pagherà solo 100mila euro di tasse su 54 milioni guadagnati all’estero

da calcioefinanza.it

L’Italia potrebbe dimostrarsi un affare per Cristiano Ronaldo, anche per quanto riguarda la tassazione.

Coloro che trasferiscono la residenza fiscale in Italia possono  infatti beneficiare di una imposta sostitutiva sui redditi prodotti all’estero. L’opzione, introdotta con la Legge di bilancio 2017 (Legge 232/2016), prevede il pagamento di un’imposta forfettaria di 100mila euro per ciascun periodo d’imposta per cui viene esercitata.

Una tassazione agevolata di cui vi avevamo parlato già oltre un anno fa, inserendo proprio il nome di Cristiano Ronaldo tra chi avrebbe potuto esserne favorito.

Il provvedimento riguarda coloro che attualmente non sono residenti in Italia o gli italiani che non siano stati residenti in Italia da almeno nove anni sugli ultimi dieci, e può essere sfruttato per 15 anni. Inoltre, è applicabile anche ai familiari in possesso dei requisiti, a cui sarà applicata un’imposta sostitutiva da 25mila euro, ed è inoltre revocabile in qualunque momento senza il pagamento di alcuna penale.

I redditi prodotti all’estero da residenti in Italia, quindi, saranno tassati solamente per 100mila euro. Un fattore non di poco conto per chi, come Cristiano Ronaldo, ha avuto non pochi problemi con il fisco spagnolo: l’accusa di evasione fiscale per 14,7 milioni di euro su proventi derivanti dallo sfruttamento dei diritti di immagine del giocatore ha portato infatti ad un patteggiamento da parte di Cr7, con multa da 18 milioni di euro e una condanna di due anni con la condizionale.

Seppur potrebbero esistere difficoltà a dimostrare che i propri redditi, derivanti anche da aziende estere (come nel caso dei diritti d’immagine e sponsorizzazioni), non arrivino grazie alle proprie attività nel nostro paese, Ronaldo potrà avere avere a disposizione la possibilità di pagare solo una imposta sostitutiva di 100mila euro sui redditi di fonte estera prodotti dalla galassia Cr7, compresi anche gli investimenti immobiliari come per gli hotel a suo nome o immobili in genere. In attesa che i consulenti del portoghese valutino quali e se i redditi legati ad esempio a compensi e premi per giocare con la nazionale o spot pubblicitari solo all’estero possano valere per l’agevolazione.

Tutto subordinato ovviamente allo spostamento della residenza in Italia. Per quanto riguarda lo stipendio, invece, l’ingaggio (secondo indiscrezioni) di 31 milioni di euro a stagione sarà normalmente tassato secondo le regole per le persone fisiche residenti in Italia.

Fai poche lavatrici? Rischi di pagare più tasse

da it.finance.yahoo.com

Risparmiare troppa energia elettrica potrebbe voler dire pagare più tasse. Tagliare troppo il bilancio familiare può costare caro. Esattamente l’equivalente dell’agevolazione fiscaleottenuta dal mancato pagamento dell’Imu/Ici e della Tasi per la prima casa.

Il paradosso

Una sentenza della Corte di Cassazione, la 14793 del 7 giugno 2018, stabilisce che se i consumi elettrici sono bassi, il Comune può cancellare le agevolazioni fiscali per l’abitazione principale.

Agevolazioni, addio

Si parla di Ici perché l’oggetto del contendere riguarda quello che resta della vecchia tassa comunale sugli immobili ma il ragionamento si può estendere anche all’Imu e la Tasi, la tassa sui servizi indivisibili. Nel caso in oggetto, un contribuente aveva contestato quanto stabilito dalla Commissione tributaria regionale che aveva dato ragione a un Comune convinto della malafede di un residente. La prova era la bolletta elettrica: troppo bassa per essere quella dell’abitazione principale.

Spostare la residenza

Insomma sembra che non sia più sufficiente dichiarare un immobile adibito a propria abitazione principale e spostare lì la residenza per godere delle agevolazioni fiscali della “prima casa”, ma è necessario viverci effettivamente. Per i giudici le dichiarazioni del proprietario hanno solo un “valore presuntivo” e possono essere superate da “prova contraria, desumibile da qualsiasi fonte di convincimento e suscettibile di apprezzamento riservato alla valutazione del giudice di merito”.

Consumi minimi

Difficile pensare quale sia il consumo minimo di energia elettrica per poter considerare la casa effettivamente abitata. Lo stabilirà il tribunale in caso di contenziosi giudiziari tra un Comune e i suoi residenti. Per evitare di pagare ulteriori tasse, forse conviene tirare fuori qualche soldo in più in bolletta, lasciando acceso il climatizzatore o facendo qualche lavatrice in più.

Tfr: sulla somma totale chi paga le tasse?

da investireoggi.it

Buongiorno, vorrei porLe una domanda.

Mio marito a seguito di denuncia per licenziamento illecito, ha fatto accordo (tramite avvocati) di ricevere la somma pattuita dal giudice di 6.000€ sotto forma di Tfr che la ex ditta è in concordato.
Ha avuto (dopo precetto da ns avvocato) bonifico di 4541,00, in seguito il ns avvocato ha detto che la restante somma non verrà corrisposta perché la ditta l’ ha utilizzato per pagare ad Agenzia entrate le tasse sui 6000€ a nome di mio marito.
E lecito tutto ciò?
Non dovevano corrispondere la tot della somma e poi mio marito avrebbe pensato lui a pagarci le tasse?
E poi…..doveva pagarci le tasse?
Grazie.

La liquidazione del Tfr è sempre soggetta a tassazione poiché il trattamento di fine rapporto che spetta al dipendente è da ritenersi al lordo delle imposte.

Le tasse da applicare sul TFR, quando viene liquidato dal datore di lavoro, che funge anche da sostituito di imposta, devono essere sottratte dal TFR lordo totale per ottenere l’imposta netta da liquidare al dipendente al termine del rapporto di lavoro.

Quindi è lecito che il datore di lavoro abbia versato le imposte al posto di suo marito poiché è il suo dovere di sostituto di imposta.

Tasse sulla casa: dopo quanti anni non si pagano più?

da laleggepertutti.it

Può succedere – e succede – di dimenticare una scadenza fiscale e di non versare le imposte per tempo. Il che è del tutto lecito atteso che gli appuntamenti con le tasse sono disseminati nell’arco dell’anno. Proprio per rinfrescare la memoria agli smemorati, vengono spedite le cartelle di pagamento prima dell’avvio del pignoramento vero e proprio. Dal giorno della notifica, il debitore ha 60 giorni di tempo per regolarizzarsi. Capita anche che, all’invio delle cartelle, non sempre seguono i fatti. Così, quando l’agente della riscossione resta inerme per molto tempo, il suo diritto alla riscossione cade in prescrizione. Tradotto in parole povere: non bisogna pagare più nulla. I termini della prescrizione sono essenzialmente due: 10 anni per le imposte dovute allo Stato e 5 per quelle locali (3 anni per il bollo auto, 5 per le contravvenzioni stradali e per i contributi previdenziali). Una recente sentenza della Cassazione [1] spiega dopo quanti anni non si pagano più le tasse sulla casa. La sentenza è particolarmente interessante perché ricorda come funziona il meccanismo dei solleciti di pagamento quando ci si dimentica di pagare l’Imu, la Tasi e la Tari (l’imposta sui rifiuti). Ma procediamo con ordine.

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Fatture false, la buona fede non salva la detrazione

da italiaoggi.it

La buona fede del soggetto passivo non salva la detrazione dell’Iva se l’operazione che gli è stata fatturata è inesistente; per negare il diritto alla detrazione, quindi, è sufficiente che l’amministrazione finanziaria dimostri che la cessione di beni o la prestazione di servizi non è stata realizzata. È quanto ha statuito la Corte di giustizia Ue nella sentenza 27 giugno 2018, cause riunite C-459/17 e C-460/17, risolvendo la questione pregiudiziale sottoposta dal consiglio di stato francese, che aveva chiesto di sapere se, in base alle disposizioni dell’articolo 17 della sesta direttiva in vigore all’epoca dei fatti, il cui contenuto è stato poi trasfuso, sostanzialmente identico, nella direttiva 2006/112/Ce del 28 novembre 2006 (direttiva Iva), l’amministrazione, al fine di rifiutare la detrazione dell’Iva menzionata sulla fattura emessa in relazione ad operazioni inesistenti, debba anche accertare la carenza di buona fede del soggetto passivo.

Al riguardo, la Corte osserva che, nel sistema dell’Iva, il diritto a detrazione è legato alla realizzazione effettiva della cessione di beni o della prestazione di servizi, per cui tale diritto non può sorgere in assenza della cessione o prestazione. Ricorda, poi, di avere precisato che l’esercizio del diritto in esame non si estende a un’imposta dovuta esclusivamente per il fatto di essere indicata in una fattura (ovvero sulla base del c.d. principio di cartolarità sancito dall’art. 203 della direttiva Iva).

Pertanto, la circostanza che il soggetto passivo che invoca la detrazione sia o meno in buona fede non incide sulla questione se l’operazione sia stata effettuata: dalla giurisprudenza della Corte, infatti, emerge che il sistema comune si basa su una definizione uniforme delle operazioni imponibili, definizione che ha carattere obiettivo e deve essere interpretata indipendentemente dagli scopi e dai risultati, senza che l’amministrazione finanziaria sia obbligata ad indagare per accertare la volontà del soggetto passivo, oppure a tener conto dell’intenzione di un operatore, diverso da tale soggetto passivo, che intervenga nella stessa catena di cessioni.

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Tasse, si allarga il condono: dalle cartelle Equitalia alle liti fiscali

da quifinanza.it

La maxi sanatoria fiscale sarebbe quasi pronta e si starebbe allargando sempre più con una pace fiscale che comprende sia le cartelle Equitalia che le liti fiscali. Sarebbe questo il piano del governo, come riportano le indiscrezioni di Repubblica, che riguarderebbe almeno 100 miliardi totali di tasse non pagate o contestate davanti ai giudici dai contribuenti italiani.

Si tratterebbe di una sanatoria tombale finalizzata al finanziamento della flat tax.
In tutto il governo guarda almeno a 100 miliardi totali di tasse: 50 miliardi nel “magazzino” di Equitalia e altrettanti nelle commissioni tributarie. Non solo le cartelle di Equitalia fino a 100mila euro (il 96% del totale), ma anche i contenziosi pendenti nelle commissioni tributarie provinciali (primo grado) e regionali (appello). Sarebbero circa 418mila, per un valore di 50,4 miliardi.

Tutte da cancellare offrendo un “saldo e stralcio” al 25 per cento: si paga un quarto e “pace fatta”, come ripete il vicepremier, Matteo Salvini. In alcuni casi di particolare difficoltà familiare o aziendale l’aliquota potrà scendere anche al 6 o al 10 per cento.

Flat tax, chi pagherà meno tasse

da orizzontescuola.it

In cosa consiste la nuova Flat tax?

La riforma fiscale giallo-verde messa a punto in queste settimane p unta su due aliquote secche: una del 15% per i redditi familiari fino a 80mila euro e una del 20% per i redditi superiori.

Quante tasse pagheremo?

La riforma dell’Irpef sembra aver raggiunto una sua prima forma da presentare ai cittadini. Innanzitutto, ad essere modificato è il concetto di “soggetto da tassare”. Infatti, con il nuovo sistema le aliquote saranno applicate a tutto il nucleo familiare, infatti bisognerà distinguere tre tipologie: i single, le famiglie monoreddito e le famiglie con due redditi, come riporta il Sole24Ore

Single

Per i single che guadagneranno tra i 20mila e i 30  mila euro annui, l’Irpef attuale prevede una tassazione di 3.461 euro nel primo caso e di 6.814 nel secondo.

Con la riforma i redditi di 20mila euro pagherebbero 2.550 euro con un risparmio del 4,6%, mentre per i redditi di 30mila euro la tassazione passerebbe a 4.050 con un risparmio del 9,2% sull’Irpef

Alzando i redditi, aumentano i risparmi:

40mila, risparmio 12,4%

50mila, risparmio 15,3%

60mila, risparmio 17,1%

80 mila, risparmio 19,5%

100mila, risparmio 16,2%

200mila, risparmio 19,6%

300 mila, risparmio 20,7%

Famiglie monoreddito

Per le famiglie monoreddito il risparmio sarebbe dell’1,9% per la fascia 20mila euro, mentre salirebbe a 7,7% sull’irpef  per i redditi fascia 30mila

Anche in questo caso il risparmio sale aumentando il reddito

50mila, risparmio 15,1%

60mila, risparmio 16%

80mila, risparmio 19,3%

100mila, risparmio 16,2%

200mila, risparmio 19,6%

300mila, risparmio 20,7%

Famiglie con due redditi

Ricordiamo che in questo caso le tasse saranno applicate alla somma dei redditi familiari. Pertanto la casistica che prenderemo sarà più ampia.

20mila, risparmio 0%

30mila, risparmio 0%

40mila, risparmio 1,6%

50mila, risparmio 4,6%

60 mila, risparmio 6,6%

80mila, risparmio 11,8%

100mila, risparmio 9,8%

200mila, risparmio 16,2%

300mila, risparmio 18,4%

Copertura finanziaria

Tra le ipotesi di copertura finanziaria c’è quella dei tagli alle spese avviando una spending review che permetta di individuare “voci inutili”. Ma non è da escludere anche l’aumento dell’Iva al 24% previsto nelle clausole di salvaguardia.

Riforma pensioni: le novità sulle modifiche Legge Fornero, pensioni d’oro, contributo di solidarietà!

da mymagazinenews.it

L’ex ministro Elsa Fornero, in un’intervista a Radio Cusano Campus, si è espressa sulle proposte avanzate dal nuovo governo, in particolare su quota 100, per modificare la legge Fornero sulle pensioni, di cui lei è stata firmataria nel governo Monti.

Elsa Fornero commenta le proposte di riforma delle pensioni avanzate dal nuovo governo.

La Fornero ha così affermato: “Molte cose sono attuabili, non ci sono scelte obbligate. Quando c’è stata la riforma Fornero eravamo obbligati a fare certe scelte, dovevamo evitare una crisi finanziaria che non avrebbe fatto male ai banchieri ma avrebbe fatto molto male agli italiani. Se si vuole quota 100 la si può anche fare. Basta trovare i 5 miliardi, dicono loro anche se io credo che il costo sia maggiore.

Come si possono trovare? O aumentando le imposte o riducendo le spese. Non abbiamo 5 miliardi sprechi. Se poi vogliono toglierli all’istruzione o alla sanità lo possono fare, anche se non credo che sia opportuno. Oppure si aumenta il debito, e questo vuol dire mettere quei 5 miliardi a carico dei giovani. Non esistono cose gratis“.

In merito agli intendimenti del nuovo governo circa le modifiche ala legge Fornero, l’ex ministro si è così espresso: ” Prima dicevano che volevano cancellare e abolire la legge, ora invece dicono che vogliono superarla. Sul significato del termine superamento potremmo discutere per un’ora.

Stanno cercando di cambiare linguaggio perché si rendono conto che cancellare una legge potrebbe essere anche facile se si fosse così ingenui da non sapere che se si cancella una riforma bisogna predisporre in modo molto chiaro come si coprono i costi“.

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